Descrizione
Sfogliatella napoletana vendita online: tutto il gusto della tradizione partenopea
Oggi basta digitare: “sfogliatella napoletana vendita online” e il web spalanca le porte della migliore tradizione pasticcera napoletana in tutta la sua grandezza! Impossibile non averle mai viste o assaggiate. Sono sempre presenti in tutte le vetrine di ogni pasticceria che si rispetti, da nord a sud Italia. Hanno fatto il giro del mondo e fanno parte dei dolci tipici napoletani che hanno segnato la storia culinaria partenopea, insieme alla pastiera napoletana, ai babà e alla torta caprese. Dalle origini antiche e leggendarie, sono avvolte da un’aura di mistero, perché sono in molti a rivendicarne la ricetta originaria.
Oggi esistono molte varianti di questo strepitoso dolce. C’è la versione riccia e frolla, classica, poi c’è la santarosa ed infine la famosa coda d’aragosta, una gustosa variante della sfogliatella riccia, molto più grande ed allungata. Quest’ultima è caratterizzata da un ripieno golosissimo a base di panna montata, crema cioccolato, oppure da crema chantilly o marmellata. Qualunque sia la versione proposta, la sfogliatella, rimane sempre e comunque una gioia per gli occhi e un’esplosione di gusto.
Le origini di un mito
Conoscere con esattezza le vere origini di questo dolce, è davvero molto difficile, se non addirittura impossibile. Le ipotesi sono tante quanti sono i soggetti che ne rivendicano la ricetta originaria. Tra le più papabili troviamo quelle legate ad alcuni conventi locali e alla laboriosa e raffinata opera di alcune suore di clausura.
In particolare sono due i conventi in zona che rivendicano l’origine della ricetta della sfogliatella. Il primo è il convento delle suore di Santa Croce di Lucca e il secondo è quello delle suore di clausura a Santa Rosa da Lima, sulla Costiera Amalfitana.
Convento di Santa Croce di Lucca
Santa Croce di Lucca racconta la propria versione dei fatti che vede protagoniste tre giovani sorelle, figlie di Nicola Giudice, principe di Cellamare e duca di Giovinazzo, monacate proprio in questo convento. Il padre era patrono e sostenitore delle suore di Santa Croce di Lucca e decise di farvi entrare addirittura le figlie (forse costretta dalla volontà paterna). Quando le ragazze entrarono a far parte delle schiere delle monache, ne conobbero anche i segreti, tra i quali c’era, per l’appunto, la ricetta delle sfogliatelle. Un giorno che andarono in visita alla famiglia, al di fuori del convento, insegnarono ai cuochi del palazzo del padre la tanto agognata ricetta, indispettendo non poco la madre superiora.
Convento di Santa Rosa da Lima
Invece nella versione del convento di Santa Rosa da Lima, alla Conca dei Marini, la storia è leggermente diversa. Forse anche a buon ragione, visto che esiste addirittura una versione di sfogliatella napoletana che si chiama proprio Santarosa. In questo caso la ricetta nacque quasi per un caso. Nella cucina del convento era avanzata della pasta di semola. Le suore invece di buttarla via, decisero di aggiungervi frutta secca, zucchero e limoncello, creando un ripieno ad hoc. Il tutto venne racchiuso in un fragrante guscio di pasta sfoglia ed infornato nel forno ben caldo. Per completare l’opera, le suore aggiunsero un bel ciuffo di crema pasticcera e qualche golosa amarena decorativa. Una volta sfornati i profumatissimi dolcetti a forma di conchiglia, conquistarono subito tutti.
Sfogliatella Napoletana: entra in scena Pasquale Pintauro
Finora abbiamo raccontato solo la parte iniziale della storia della sfogliatella napoletana. Una storia che continua con il famoso oste di inizio ‘800 di nome Pasquale Pintauro. In qualche modo, non ancora ben chiaro, Pintauro riuscì ad entrare in possesso della segretissima ricetta delle monache. C’è chi sostiene che il pasticcere avesse una zia monaca alla Santa croce di Lucca e che gli abbia tramandato la ricetta prima di morire e chi invece ritenga che abbia addirittura costretto la figlia a farsi suora pur di accaparrarsi la ricetta.
Al di là delle congetture possibili, Pintauro mise le mani su questa ricetta e decise di semplificarla e farla sua. Della sfogliatella originale tenne la graziosa forma a conchiglia con il guscio di sfoglia e il ripieno di semola e ricotta profumato. La locanda che aveva in Via Toledo venne trasformata in una vera e propria pasticceria napoletana e conobbe un successo senza eguali, sfornando ogni giorno le sfogliatelle napoletane. La fama e il successo furono talmente tanto grandi che il nome Pintauro è stato usato in diversi modi di dire napoletani: Se fruscia Pintauro, d’e sfugliatelle jute ‘acìto, che è possibile tradurre con “Pintauro si vanta delle sue sfogliatelle inacidite”, usato per prendere in giro una persona che si vanta a sproposito e un altro altrettanto famoso che dice “Tene ‘a folla Pintauro” che vuol dire letteralmente “Pintauro è affollatissimo”, riferendosi a chi ha mangiato davvero troppo.
Opera dell’arte del cucinare
Nonostante tutta la storia finora raccontata, la prima volta che la ricetta della sfogliatella napoletana comparve su un libro, fu nel remoto 1570. Il libro era l’Opera dell’arte del cucinare di Bartolomeo Scappi, cuoco di papi e cardinali che propone una versione di orecchine et sfogliatelle piene di bianco magnare. Il libro riporta ingredienti quali pasta soda con fior di farina impastato con rossi d’ova, un poco di strutto, sale, zuccaro e acqua rosa, e il resto acqua tiepida. L’indicazione del procedimento che segue è in tutto e per tutto quello che oggi conosciamo della sfogliatella contemporanea.
Una lunga storia di gusto e sapore napoletano, che ha attraversato i secoli per arrivare infine sulle nostre tavole e che ci accompagnerà ancora per moltissimo tempo.
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