Descrizione
Il Natale appena arriva si sente nell’aria, si vede dai colori e dalle luci e soprattutto dagli odori della cucina.
Gli struffoli di Natale, i pandori e le pastiere sono protagonisti delle tavole imbandite per la festa.
Lo struffolo è il simbolo del Natale, più del Pandoro e di tutto il resto, tipicamente napoletano, fa parte della storia della pasticceria napoletana come tanti altri dolci famosi tipo il babbà e il biscotto amarena, oppure i taralli dolci napoletani che non sono altro che una rivisitazione di quelli normali salati.
Struffoli napoletani: la storia
Napoli e la Campania sono territori che vantano tante prelibatezze, non solo natalizie o pasquali, però per quelli sono sicuramente ben attrezzati.
Pur essendo tipicamente napoletani e nel periodo natalizio è facile trovarli in Pasticceria Napoli e ovunque in Campania.
Sono arrivati grazie ai Greci circa 2000 anni fa, però qualcuno non è d’accordo con questa tesi e pensa siano di origine spagnola o addirittura arabi.
Questa previsione non quadra perché il termine “struffolo” deriva dal greco “strongoulos”, che significa tondeggiante, e “pristos”, tagliato. Addirittura nella cucina greca esiste ancora una preparazione del genere i loukoumades (ghiottonerie).
Alcuni studiosi invece ritengono valida la tesi dell’origine spagnola del dolce di Natale. Esiste infatti, nella cucina andalusa, un dolce simile agli struffoli, il piñonate, che differisce dagli struffoli napoletani solo per la forma, in quel caso le palline di pasta sono più allungate. La parentela tra struffoli e piñonate potrebbe risalire al lunghissimo periodo di vicereame spagnolo a Napoli.
Anche l’uso come dolce tipico natalizio sembra essere relativamente recente, forse solo all’inizio del 1900 diventano un piatto prettamente natalizio.
Struffoli lungo lo stivale: ecco come si chiamano
Anche nel resto d’Italia, esistono dolci che sono simili o proprio uguali agli struffoli napoletani. Anche se la ricetta non è proprio uguale si riesce a dare comunque la forma simile, ecco dove:
- Nelle Marche, Abruzzo, Molise e in alcune zone del Lazio esiste un dolce simile chiamato “cicerchiata“; ono delle palline di pasta fatte al forno o fritte, a cui si aggiunge il miele e sono proprio simili agli struffoli.
- in Basilicata e Calabria si trova invece la “cicerata“: piccole palline di pasta ripiene di ceci, vin cotto e cioccolata.
- Nell’area della Valle Latina, particolarmente presso la cittadina di Ceccano, sono conosciuti con il nome di castagnole, sempre palline fritte al miele ma prendono la forma di una castagna e poi si aggiungono i confettini.
- A Taranto diventano “sannacchiudere“, mentre a Lecce “purceḍḍuzzi” (porcellini dolci) detti anche pizzi cunfitti, “purcidd” a Martina Franca,in questo impasto viene aggiunto anche l’arancia e il vino bianco
- A Carloforte, in Sardegna, vengono chiamati “giggeri“, stesso impasto ma con aggiunta di scorza di limone e liquore all’arancia.
- A Palermo diventano strufoli, ma sono uguali a quelli napoletani.
I nostri struffoli hanno nell’impasto un po’ di anice, cannella, vaniglia e un limone grattugiato e sono poi decorati con confettini bianchi, confettini argentati e i classici “diavulilli”, i confettini dolci di tutti i colori. Per avere struffoli morbidi bisogna lavorarli molto bene altrimenti si induriscono e diventano immangiabili.
Struffoli di carnevale: la tradizione
In alcuni posti dell’Italia, come in Umbria, gli struffoli definiti “castagnole” si mangiano a Carnevale. In questo caso le palline soffici di pasta sono più grandi e prendono la forma di una castagna.
La vera ricetta degli struffoli napoletani prevede che siano piccolini in modo tale che il miele insieme alla pasta li possa rendere soffici e possa aumentare l’aroma. All’inizio gli struffoli venivano fatti perlopiù nei conventi ed era difficile trovarli nelle pasticcerie e pure successivamente quando le donne cominciarono a farli in casa, erano le merende preferite dei bambini, poiché le merendine non esistevano.
Ricetta degli struffoli: il mito del miele abbondante
Il miele all’interno dell’impasto deve essere abbondante. Questo perché come la tradizione insegna il miele nei dolci deve essere abbastanza da renderli tali.
La Bibbia racconta come Sansone estraesse dall’interno del leone da lui ucciso proprio il miele.. La cosa lo mise di buon umore, tanto da spingerlo a formulare un indovinello: “dal divoratore è uscito il cibo, dal forte è uscito il dolce” (Giudici, 14). Morale: dalla morte nasce la vita.
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