Descrizione
Il casatiello napoletano dolce è detto anche “pigna di Pasqua” dai casertani è senz’altro una novità per il palato, ma non ha origini del tutto moderne. Si fa sempre con farina, uovo, burro, strutto e tutto il resto ma si aggiunge il lievito madre.
Per la glassa invece è possibile aggiungere confettini colorati o cioccolato, a volte in Pasticceria Napoli e in tutta la Campania, si trova anche con gli smarties e con le caramelle, quindi si può aggiungere qualsiasi cosa.
Ormai le preferenze degli italiani a Pasqua si stanno spostando su questo casatiello e sulla colomba farcita artigianale, soprattutto al pistacchio e al cioccolato. Le cose dolci e poco comuni stanno avendo sempre la meglio sulle cose classiche.
Le origini di questa ricetta sono incerte, alcuni attribuiscono la provenienza a Torre del Greco altri alla Costiera Amalfitana, ma di sicuro è una ricetta che si tramanda da generazioni grazie alle vecchie massaie che la riportavano su carta.Si fa per Pasqua ma può essere usato anche come sostitutivo del panettone a Natale.
Una ricetta che prevede un’elaborazione e una cottura molto lunghe, almeno 3 giorni, perciò chi lo fa in casa comincia giorni prima e poi si mangia a colazione, a differenza del casatiello salato napoletano che si mangia anche per un pic nic.
Attenzione che è un dolce ipercalorico, soprattutto per la glassa che è fatta con cioccolato, uova e talvolta confettini come i “diavulilli”, usati anche per gli struffoli.
Ma cosa sono questi diavulilli?
Sono quei confettini piccolissimi e colorati che si trovano anche nei supermercati e servono principalmente per gli struffoli, ma sono usati anche per i cupcakes o per i donuts.
Il casatiello dolce napoletano: le origini
il Casatiello, nome che derivante dalla parola “caso”, che significa “formaggio”, che è anche uno degli ingredienti principali della ricetta.
Invece per il Tortano non è facile capire da dove deriva il nome. In molti pensano che si riferisca al fatto che sembri una torta “ma non troppo”.Il Tortano sarebbe, dunque, una “torta-no”, anche se nel corso degli anni questa teoria non è sempre stata convincente.
Le massaie prediligevano il tortano usato anche come pane, poi per la festa di Pasqua facevano il casatiello e quindi aggiungevano uova e tutto il resto.
La pasticceria napoletana: tra capi saldi e rivisitazioni
Napoli è la culla della pasticceria dalla zeppola, al babà fino alla sfogliatella riccia e frolla, tutto parte da una attento studio di paste e ingredienti, ma negli ultimi anni anche rivisitazioni.
Ad esempio si può trovare il babà rustico e anche la sfogliatella con vari contorni come le melanzane a funghetto, friarielli e tanto altro.
Anche la pastiera è un’altra delizia partenopea da gustare a Pasqua e anche a Natale, che vede le sue origini proprio a Napoli. Ha in comune con il casatiello, l’utilizzo dello strutto.
Anche la storia della pastiera è avvolta da leggende. Secondo la leggenda la sirena Partenope aveva scelto come sua casa il Golfo di Napoli, da dove si spandeva la sua voce melodiosa. Per ringraziarla si celebrava un culto e per farlo la popolazione portava alla sirena sette doni: la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, simbolo di fertilità; il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale; i fiori d’arancio simbolo di profumo della terra campana e le spezie e lo zucchero che Partenope mescolò creando questo dolce unico che oggi piace ad adulti e bambini.
Oppure la colomba, anche se non nasce prettamente a Napoli, ma ha origini lombarde, i pasticcieri napoletani si adoperano per fare una colomba artigianale coi fiocchi.
Essa è simbolo di pace, in antichità, furono i Cristiani ad acquisire questa tradizione, facendo diventare la colomba il simbolo della Pace. La storia si evince palesemente dalla Bibbia; dopo il diluvio universale la colomba inviata da Noé tornò all’arca portando nel becco un ramoscello di ulivo, da lì quella scena, fu battezzata simbolo di Pace.
Insomma tutte queste delizie si trovano nelle pasticcerie in tutta la Campania, nel periodo di Pasqua e Natale, mentre i dolci della tradizione partenopea si possono gustare giornalmente anche nei bar.
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